V DOPO PENTECOSTE

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V dopo Pentecoste

V DOPO PENTECOSTE           –  13 luglio 2025

«Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci». [Genesi 18, 1-2a. 16-33]

Nella IV tappa del nostro cammino c’incontriamo con la grande figura di Abramo l’intercessore. Ma più che al tema dell’intercessione (vi ha dedicato indimenticabili riflessioni il card. Martini), seguirò un altro sentiero; darei allora come titolo a questa pagina della Genrsi “L’insospettabile efficacia del bene”, soprattutto se è nascosto.

Viviamo in un tempo in cui sembra assolutamente prevalere la sfacciata forza del male. Non si tratta soltanto del nostro male personale, diciamo i nostri peccati personali…

Il male si presenta con tutta la sua audacia e tracotanza in quelle che il santo papa Giovanni Paolo II ci ha insegnato a chiamare “strutture di peccato”; diceva il Papa: “Esiste una spaventosa forza di attrazione del male che fa giudicare ‘normali’ e ‘inevitabili’ molti atteggiamenti. Il male si accresce e preme con effetti devastanti sulle coscienze, … Se si pensa poi alle strutture di peccato che frenano lo sviluppo dei popoli più svantaggiati (cfr Sollicitudo rei socialis, 37), verrebbe quasi da arrendersi di fronte a un male morale che sembra ineluttabile. (Udienza generale, Mercoledì, 25 agosto 1999)

Dalle guerre, mafie, droghe, corruzioni…fino agli incredibili fatti di sangue che accadono in ogni angolo, anche qui a un passo da noi… Anche noi, come tante persone, avvertiamo l’impotenza e lo smarrimento di fronte a una situazione schiacciante che appare senza via d’uscita.

«Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave». Ecco fotografato il male di oggi e di sempre.

La reazione di Abramo di fronte al male è un capolavoro di finezza e di fede. Davanti al castigo che sta per abbattersi Abramo non cerca facili scorciatoie:

a) non sminuisce la colpa, cercando di ridimensionare il giudizio negativo;

b) non cerca facili scusanti, del tipo, ma anche altre città sono corrotte…

c) neppure si appella alla bontà di Dio, alla semplice misericordia…

Abramo sembra invece puntare tutto sulla insospettabile forza del bene. Un piccolo bene, un bene nascosto: cinquanta giusti in tutta la città! Chi li vede, chi li considera, cosa valgono?! E poi, via via, 45, 40, 30, 20, 10… Perché il testo si ferma qui? Ai 10 giusti? Molte le risposte degli esegeti.

Io amo pensare che a questo punto Abramo, l’uomo della fede, abbia capito. Poteva anche scendere… 9, 8, 7, 6… e sempre si sarebbe sentito dire: “Non la distruggerò per riguardo a quei 9, 8, 7, 6… “.

Allora, quanto bene serve
per generare altro bene?

Quanti giusti servono
per sanare una moltitudine di ingiustizia?

Quanta bontà
per vincere un mondo di cattiveria?

Quanta bellezza
contro il degrado morale, spirituale, umano?

Quanta luce
per disperdere le tenebre della notte?

Nel vangelo di Giovanni, a conclusione del suggestivo brano che noi ambrosiani leggiamo sempre nella III domenica di quaresima, Gesù dice ai giudei: «Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». (Gv 8, 56)

Abramo vide, nella fede, il giorno di Gesù. Il giorno in cui per la giustizia di UNO la salvezza sarebbe giunta a tutti! Un giorno in cui UNO “Avrebbe portato i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, … dalle sue piaghe saremmo stati guariti”. (1 Pt 2, 24-25)

Come sarebbe il mondo e cosa saremmo noi senza la forza insospettabile del bene?

Nessuno dunque dica che non può fare niente! Ciascuno faccia tutto il bene che gli è possibile, anche se è piccolo, povero, nascosto! Soprattutto se è nascosto!

Sarà partecipazione misteriosa ma reale all’amore di quell’UNO che ha dato la sua vita per la salvezza di tutti.

Ora e sempre. Amen.

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