IV Dopo Pentecoste
6 luglio 2025
“Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?»” [Genesi 4-1,16]
In questo tempo liturgico “dopo Pentecoste” stiamo rivisitando – attraverso la Lettura – alcuni momenti fondamentali della storia biblica. Nelle prime due tappe già affrontate abbiamo visto 1. Il Signore è il creatore dell’intero universo; 2. La dinamica della tentazione.
Oggi siamo ancora all’interno dei primi undici capitoli della Genesi, presentazione dell’Adam, l’uomo di ieri, di oggi e di sempre. La forza tentacolare del male ha già prodotto le fratture fondamentali: umanità e Dio, uomo e donna; essere umano lacerato in se stesso e nei confronti della natura.
Niente è sottratto al suo influsso, nemmeno quella relazione particolare, famigliare e di sangue che sono i rapporti tra fratelli: eccoci così alla conosciutissima pagina di Genesi 4, Caino e Abele.
Il senso fondamentale di questa pagina dovrebbe essere ormai chiaro per tutti. Le implicazioni e i risvolti sono infiniti; se capiterà ne riparlerò. Intanto condivido una semplice riflessione.
Mi ha sempre molto impressionato questa pagina. Mi lascia spesso un senso di vuoto e di amarezza. Apre a tante domande e richiederebbe una lunga, paziente sedimentazione in noi stessi per svelarci le sue risposte.
Dov’è Abele, tuo fratello? Ecco la domanda che mi ha ancora una volta provocato, la domanda di ieri, di oggi e di sempre.
Dov’è Abele, tuo fratello? Non si tratta di un “dov’è” geografico, spaziale, ma profondamente umano e relazionale; è come dire: che ne è della vita del tuo fratello Abele? Quanto ti sta a cuore? Quanto te ne preoccupi?
Quasi come a dire: Caino: Abele era tuo fratello, come mai sei arrivato fino a questo punto? Perché sei andato così lontano, come mai così tante incomprensioni e fratture fra voi? Perché non avete cercato di capirvi e non vi siete aiutati? Come mai hai covato dentro di te così tanto rancore? Perché non ne hai parlato, perché non ti sei fatto aiutare, perché non hai condiviso la tua inquietudine?
Dov’è Abele, tuo fratello? Quasi come a dire: Cosa sai veramente del tuo fratello Abele? Come è cambiata la sua vita, cosa starà facendo in questo momento? quali nuove relazioni e scoperte ha vissuto e sta vivendo, quali sono i suoi sogni, le sue preoccupazioni e speranze?
Non se avete notato. Più che Abele, ad essersi perso è proprio lui, Caino. Se ne è andato lontano. Un muro sottile di fraintendimenti, di questioni irrisolte, di piccole divergenze… lo hanno condotto in una terra desolata.
Ha perso di vista se stesso
ed ha perso di vista il SUO fratello!
Non vi sembra che Caino e Abele ben ci rappresentino? Senza andare lontano: perché così tanta inimicizia fra di noi? Nelle nostre famiglie, nelle nostre case, fra le nostre strade?
Sposi che dopo anni di vita insieme, si lasciano, si separano, scoprono che un muro di odio li divide?
Figli, anche figli adulti, che arrivano a odiare i genitori, ad abbandonarli a se stessi, non di rado a usare loro violenza?
Cosa c’è mai nel nostro cuore di così irrisolto e confuso che l’amicizia e l’amore di anni possono tramutarsi nella peggiore delle rivalità?
Perché mai il vincolo di sangue tra fratelli, anni di vita insieme, lo stesso ambiente familiare ed educativo
appaiono così deboli, quasi indifesi, davanti ad un pezzo di terra, davanti a quattro soldi, alla voglia di far valere il proprio diritto?
Perché anche nella comunità cristiana la stima previa, il rispetto, l’onore, la considerazione, il merito, la diversità dell’altro sono così difficili da riconoscere, accettare, apprezzare?
Perché Abele, cioè colui che È FRATELLO [7 volte è presente questo vocabolo], è sempre un po’, sempre prima di tutto, non un fratello ma un nemico?
Questi, miei cari, sono i peccati che uccidono, oggi e sempre, Abele! È di questi peccati che bisogna chiedere perdono!
Padre Santo,
quando un giorno, sicuramente,
mi domanderai:
“Dov’è il tuo fratello?”,
fa’ che io possa rispondere:
“Signore, guarda,
è qui accanto a me!”.
Ora e sempre. AMEN.
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